Dai fondi di caffè un’alternativa sostenibile e locale all’olio di palma

Prendi due ragazzi che studiano all’università di Strathclyde, Glasgow, e che, per mantenersi, lavorano part time come baristi. Prendi la massiccia quantità di fondi di caffè che un’attività del genere produce giornalmente, ed ecco l’idea!

In realtà niente è mai così semplice come suona. Perché un’idea rimane solamente tale se non accompagnata da visione, lavoro, voglia di imparare e mettersi in gioco. Ed è proprio questo che ci è venuto in mente quando qualche giorno fa ci siamo imbattuti nella storia di Fergus Moore e Scott Kennedy. Ed è per questo che abbiamo deciso di raccontarla.

Cosa farci con tutto quel caffè?

Punto nevralgico di questo racconto è proprio il caffè. E suona quasi buffo pensare, che questa idea semplice e innovativa, provenga da una terra famosa in tutto il mondo, per l’altra di bevanda, l’acerrima concorrente.

Il caffè oggi viene prodotto essenzialmente per essere bevuto. Non esageriamo affermando che praticamente è l’unico scopo per cui viene usato. E non appena esaurito il suo compito, lo scarto, che rappresenta quasi per intero la sua massa, viene gettato via diventando un rifiuto.

Fergus e Scott, quando erano alle prese con il loro lavoro da baristi, notarono questo enorme spreco di potenzialità. Quasi riusciamo ad immaginarceli, così come si vede nei loro video youtube, mentre confabulano tra di loro cercando modi alternativi di sfruttare i fondi di caffè. Raccontano, nelle loro interviste, che spesso si imbattevano in persone che chiedevano loro di mettere da parte gli scarti di caffè, per poi venire a ritirarli e utilizzarli come fertilizzanti del suolo.  

Nasce Revive Eco

Lo stesso giorno in cui ricevono la laurea, nel 2015, fondano la società Revive Eco con l’idea di vendere i fondi di caffè come fertilizzanti del suolo come avevano imparato dai clienti del bar.

Purtroppo il margine di guadagno, in questo tipo di attività, si dimostra essere molto basso, per questo entrambi trovano un lavoro part-time e continuano a lavorare alla loro idea e a raccogliere investimenti. Cominciano a fare qualche ricerca e chiedono alla loro università di produrre un profilo di tutti i diversi tipi di acidi grassi presenti nel caffè. Capiscono di poter utilizzare i fondi per ottenere diversi tipi di oli ciascuno dei quali con caratteristiche utili a soddisfare le diverse richieste del mercato farmaceutico, cosmetico, alimentare e di prodotti per la casa. Scoprono che gli oli estratti posseggono le stesse caratteristiche dell’olio di palma, il cugino cattivo.

Olio di Palma

Si calcola che la produzione di olio di palma sia responsabile del 10% delle emissioni di CO2 globali e, che dal 1990 al 2008, la coltivazione della palma abbia contribuito per l’8% alla deforestazione globale.

Quindi la loro, non è certo un’intuizione da poco. Ma, al contrario, ha tutte le potenzialità per ridurre le emissioni di CO2 e il processo di deforestazione.

A che punto sono?

Fergus e Scott hanno testato il processo di estrazione con successo nel loro laboratorio, e, secondo il loro programma, nell’estate del 2020 arriverà finalmente il momento di iniziare a produrre industrialmente. Sognano di esportare il loro modello anche in altre nazioni, mentre pensano già alla prossima applicazione: ricavare biomassa da usare come pellet.

Per sostenerli e continuare a seguire la loro storia vi lasciamo sotto i loro contatti social.

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Revive Eco

Bibliografia

Big Issue

ScotsMan

BBC

Resource.co

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