Il modello cubano potrebbe rappresentare il futuro dell’agricoltura

Riuscire a trarre un vantaggio da una situazione disastrosa non è facile. Ma è quello che è successo a Cuba. E forse proprio per questo, Cuba può essere d’esempio per il resto del mondo. Qui si coltiva in piccoli orti urbani cibo biologico a km zero in armonia con la natura e l’uomo.

Cuba ieri

Se diciamo Cuba cosa vi viene in mente?

Facendo un po’ di surfing on the internet abbiamo scoperto che questo luogo potrebbe diventare un esempio nella gestione dei processi agricoli e in particolare, un modello su come effettuare la transizione da un sistema di monocolture, fortemente dipendente da fertilizzanti e pesticidi, a un tipo di agricoltura su scala più piccola e di tipo biologico.

Perché se la tematica riguardo alla fattibilità di questa transizione, a livello globale, non ha ancora trovato una risposta certa, osservando cosa è successo a Cuba si può senz’altro dire che qui ha funzionato.

Periodo Speciale

Durante la guerra fredda Cuba coltivava canne da zucchero per l’Unione Sovietica in cambio di riso, trattori e gas.

Ma nel 1991 i rapporti con l’Unione Sovietica si interruppero e gli Stati Uniti inasprirono l’embargo.

Iniziò così quello che fu chiamato “periodo speciale”.

Per necessità i cubani dovettero trasformare il modo in cui coltivavano. La monocoltura della canna da zucchero non era più sostenibile e, i pesticidi e i combustibili fossili, allo stesso tempo, non erano più disponibili.

Cuba fu costretta a riorganizzarsi. Smantellò le monocolture e iniziò a creare un network di migliaia di piccole cooperative agricole a coltivazione biologica. Lo stato incentivò a coltivare ovunque fosse possibile farlo: sui tetti, sui patii, nei vasi e nelle scatole. Nacquero cooperative urbane e una rete di negozi di sementi e utensili dove consulenti davano consigli ai clienti.

Si creò una rete di distribuzione articolata in modo da garantire il rifornimento di frutta e ortaggi nel luogo più vicino a quello in cui si producevano.

I cubani andarono incontro così ad una rapida transizione verso un modello agricolo più sostenibile.

Cuba oggi

Oggi Cuba produce gran parte del cibo che consuma. Non è un sistema perfetto. Ma ad ogni modo rappresenta sicuramente un modello da tenere in considerazione perché semplicemente ha funzionato e continua a funzionare. E forse potrebbe rappresentare la risposta al dilemma attuale su come sfamare una popolazione in crescita.

Può il cibo prodotto da piccoli agricoltori localmente essere sufficiente a sfamare la popolazione mondiale? A Cuba sembra di si.

I risultati di questa politica nel corso degli anni sono stati enormi: riduzione della contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’aria da parte di sostanze chimiche di sintesi, diversificazione della produzione e quindi un miglioramento dello stile di vita alimentare, riduzione dei trasporti e dell’inquinamento, creazione di posti di lavoro e di un più forte senso di comunità.

Così, se capitate a Cuba, potreste provare a toccare con mano come funziona, fare un giro tra gli orti urbani o andare nei mercati contadini e farci sapere com’è la frutta e la verdura che coltivano lì.

Bibliografia

Our Changing Climate

Come don Chisciotte

LifeGate

EcoWatch

Foto copertina credit: Photo by Chandler Cruttenden on Unsplash

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